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29 Aprile, 2021Molto spesso in passato si è pensato che il bilinguismo potesse essere problematico per i bambini, soprattutto in tenera età, poiché si riteneva che potesse generare confusione tra l’una e l’altra lingua. Dagli anni Sessanta, però, grazie a diversi studi ed esperimenti, questa concezione viene completamente ribaltata, ora vedremo perché.
Quando cominciare?
Innanzitutto specifichiamo che l’età e la modalità di prima esposizione ai due codici sembra influire molto sui tempi e i processi dell’acquisizione linguistica. Ciò è dovuto alla maggiore plasticità neuronale. Questa, nei primi anni di vita, consente di creare un intenso network di connessioni tra i due emisferi cerebrali che non si riscontrano tra i monolingui. La competenza più influenzata è sicuramente quella fonetico-fonologica. Infatti, quanto prima veniamo esposti ai vari codici, tanto più la nostra pronuncia somiglierà a quella di un nativo!
Il vantaggio bilingue
Al netto di tutte le variabili individuali, numerosi studi hanno dimostrato l’esistenza di un vero e proprio “vantaggio bilingue”, che consiste in:
- maggiore flessibilità cognitiva. I bilingui raggiungono risultati migliori nei compiti che necessitano di una riorganizzazione mentale e reagiscono meglio all’introduzione di nuove regole. Presentano vantaggi anche nei compiti legati al problem solving e alla creatività. I bilingui sarebbero in grado di sviluppare ipotesi più sofisticate e complesse rispetto ai monolingui;
- maggiore capacità di modulare l’attenzione. I soggetti bilingui, infatti, si allenano costantemente ad inibire la lingua non rilevante mantenendo l’attenzione sull’altra;
- maggiore controllo cognitivo, ovvero maggiore capacità di mantenere il focus sull’obiettivo, risolvendo i conflitti, sopprimendo le interferenze e trattenendo invece gli stimoli salienti;
- già in fase preverbale (intorno ai 7 mesi) i bilingui mostrerebbero vantaggi nelle capacità anticipatorie, ovvero saper generare predizioni rispetto agli eventi futuri. Ciò significa che possono sviluppare funzioni esecutive ancor prima di quelle linguistiche;
- maggiore sviluppo della competenza metalinguistica, ovvero la capacità di operare riflessioni intralinguistiche ed interlinguistiche.
Ultimo ma non ultimo, studi recenti dimostrano che il bilinguismo rappresenta un efficace fattore di prevenzione dei disturbi neurocognitivi che si possono verificare in età presenile o senile, come il morbo di Alzheimer.
Il bilinguismo come ricchezza a 360°
È evidente, dunque, come l’esposizione a diversi codici costituisca non solo una ricchezza in termini linguistici. Essa aiuta anche a risolvere più efficacemente diversi compiti quotidiani, nonché a costruire una mentalità più aperta alla diversità nell’incontro con l’altro.