Postura e scrittura: aspetti fondamentali della grafomotricità
29 Aprile, 2021Picture Exchange Communication System®
11 Settembre, 2021“Mentre l’atto motorio non lascia traccia, quello grafomotorio lascia un segno visibile. Il suo autore riceve dal proprio gesto un’immagine stabile che si può guardare anche in sua assenza” (A.M.Wille). La grafomotricità è la traccia che il bambino lascia attraverso l’utilizzo di strumenti grafici. L’intervento grafomotorio può essere definito meno globale in quanto si occupa di:
- movimenti settoriali (mani e braccia)
- singole posture
- uno spazio ristretto (il foglio).
Lo sviluppo della scrittura
Intorno ai 4 anni si inizia a osservare una modificazione in quella che chiamiamo espressione grafica. È possibile notare, infatti, una non netta demarcazione tra ciò che è disegno e ciò che inizia a essere scrittura. Spesso il bambino fa finta di scrivere riproducendo tratti grafici che assomigliano alla futura scrittura in corsivo.
A questa età il bambino è in grado di riprodurre tratti simili al modello grafico soprattutto tramite copia.
Tra i 4 e i 5 anni la riproduzione del grafema sarà sempre più simile al modello dato che solitamente è rappresentato dallo stampato maiuscolo. Anche a questa età la scrittura è possibile solo su copia.
Compare, inoltre, la copia di figure geometriche con angoli più acuti e linee più dritte. In particolare, la copia della croce obliqua è considerata come il segnale che il bambino sia pronto per apprendere la scrittura in quanto per disegnarla è necessario superare la linea mediana del corpo.
Sarà comune osservare come la copia di lettere avverrà dapprima all’interno del foglio in maniera sparsa senza una linea stabile, girate su un lato e talvolta speculari. Le prime lettere che vengono acquisite sono quelle dove il gesto grafico è solo orizzontale e verticale (H, T, I). Poi si giungerà alla copia di lettere oblique e curve (M, Z, S).
Con il compimento dei 6 anni il bambino acquisisce la capacità di assegnare un suono al grafema riprodotto. Solo successivamente passerà dall’ipotesi sillabica a quella alfabetica. In questa fase ogni suono fa parte della parola e si modifica a seconda della posizione che occupa.
Le fasi della Grafomotricità
Secondo un’ottica prettamente psicomotoria è possibile osservare delle fasi anche nell’acquisizione della scrittura in corsivo. Anne Marie Wille le classifica così.
1° fase precalligrafica
Compare tra i 5 e gli 8 anni. Durante questa fase, nonostante gli sforzi del bambino, è evidente una difficoltà a rispettare le norme calligrafiche. Si osserva una tendenza a riprodurre linee spezzate e tremolanti, curve non chiuse o sovrapposte, legami non fluidi tra le lettere, andatura altalenante sia verso il basso che verso l’alto, margini assenti o irregolari. Le caratteristiche della scrittura a questa età sono, inoltre:
- eccessiva pressione nel tratto grafico
- non adeguata dimensione delle lettere
- predominio delle linee rette e verticali
- asole eccessivamente chiuse
- lettere ritoccate.
Sarà comune riscontrare anche una difficoltà nel riconoscimento visuopercettivo delle lettere simili (“a-e”, “b-d”, “p-q”).
2° fase calligrafica
Abbraccia la fascia d’età tra gli 8 e i 12 anni. Migliorato notevolmente il controllo motorio del movimento. Il tratto grafico in questa fase risulta maggiormente fluido e morbido. I collegamenti fra le lettere non sono interrotti e le linee maggiormente curve e dolci. L’organizzazione spaziale del foglio durante la scrittura risulta migliore anche se persistono alcune difficoltà a rispettare i corretti margini quando non vi sono riferimenti visivi (foglio bianco).
3° fase postcalligrafica
Inizia intorno ai 12 anni e si stabilisce in età adulta. La scrittura in corsivo si può definire ormai personalizzata. Non si rispettano più i corretti angoli e il corretto orientamento della lettera per come viene insegnata quando si inizia a scrivere. Tuttavia la traccia risulta comunque scorrevole e dinamica.
Si possono osservare semplificazioni delle lettere e comparsa delle coppe al posto degli archi. Il modello che dapprima era quello universale ora si modifica a seconda di quello più congeniale per il ragazzo dentro al quale proietta una parte di sé.
La disgrafia
La disgrafia attualmente è il termine che si usa per indicare un disturbo del gesto grafico. Se si parla invece di diagnosi di Disgrafia intendiamo un disturbo specifico dell’apprendimento che si manifesta come difficoltà a riprodurre sia i segni alfabetici che quelli numerici. In questo senso essa riguarda quindi esclusivamente il grafismo e non le regole ortografiche e sintattiche. Sebbene influisca negativamente anche su tali acquisizioni a causa della frequente impossibilità di rilettura e di autocorrezione. (Monica Pratelli, 2009)
Un bambino mostra una scrittura di tipo disgrafico quando scrive in maniera poco leggibile e/o troppo lenta rispetto al ritmo di scrittura della classe (Zoia e Biancotto, 2014). I criteri di leggibilità e fluenza (rapidità di esecuzione) sono quindi fondamentali per valutare la possibile presenza di una disgrafia (Cornoldi). Nel manuale diagnostico DSM-V la disgrafia viene identificata come un segno riscontrabile all’interno del disturbo di sviluppo della coordinazione (corrispondente codice ICD-10 F82). Inoltre, sempre nel DSM-V, è presente una categoria denominata disturbo dell’espressione scritta (corrispondente codice ICD-10 F81.8). Ma nella sua descrizione non si pone nessuna specifica attenzione alle componenti grafo-motorie della scrittura.
Le difficoltà
Tra le difficoltà riscontrate nei bambini con disgrafia quelle che si osservano più frequentemente sono a livello visuo-spaziale e del controllo motorio.
Riscontriamo difficoltà visuo-spaziali:
- nell’orientamento delle lettere
- nei collegamenti tra le lettere
- nella distanza tra le parole
- nell’organizzazione spaziale del testo.
Riscontriamo, invece, difficoltà nel controllo motorio quando il bambino:
- lamenta la presenza di crampi, sudore e tremori
- quando la mano non viene posizionata in maniera adeguata (eccessiva flessione/estensione/pronazione)
- mantiene il foglio dritto oltre i 9 anni;
- mostra il cingolo scapolare eccessivamente contratto con polso, mani e dita rigidi.
Dagli studi effettuati sulla disgrafia è possibile riscontrare sia la coesistenza di entrambe le tipologie di difficoltà o la prevalenza di una sull’altra. Solo in casi isolati la disgrafia non presenta tali disturbi e viene spesso associata a un disturbo settoriale della coordinazione degli arti superiori. È possibile, inoltre, riscontrare casi in cui sia la motricità fine che quella globale siano deficitari.
Le tipologie
Ajuriaguerra e i suoi colleghi, per la molteplicità di sfaccettature che caratterizzano la disgrafia, hanno voluto differenziarne 5 diverse tipologie a seconda delle caratteristiche riscontrate. Riportiamo la suddivisione di Ajuriaguerra:
- Rigidità (1° gruppo): scrittura inclinata verso destra, rigida e tesa, con direzione molto irregolare.
- Rilascio (2° gruppo): la traccia grafica è rilasciata. La dimensione delle lettere irregolare.
- Impulsività (3° gruppo): la traccia è eseguita precipitosamente, spinta verso destra e manca di fermezza e di organizzazione.
- Maldestrezza (4° gruppo): le forme grafiche sono pesanti, distrofiche, con molteplici ritocchi. Colpisce l’inestetismo della pagina.
- Lentezza e precisione (5° gruppo): grafismo preciso, pagina relativamente ben impaginata. La scrittura si sfalda se viene chiesto al bambino di scrivere più velocemente. Se si guarda da vicino il tratto è tremolante e pieno di deviazioni sulle linee curve.
Cratty (1964) distingue invece due tipi di sindromi “grafomanuali”: un primo gruppo con gestualità e movimenti delle dita non adeguati e un secondo gruppo la cui manualità invece risulta nella norma e presentano difficoltà sono nel tratto grafico.
Lo stesso autore descrive 4 subsindromi motorie dove si può osservare disgrafia:
- Tension syndrome dove si osserva una tensione eccessiva, eccessiva pressione sul foglio e difficoltà nell’esecuzione delle progressioni.
- Tremor-ataxic syndrome dove si osservano tratti grafici tremolanti.
- Helpless syndrome dove si osserva maldestrezza; la pressione sul foglio è debole e spesso accompagnata da ipotonia.
- Dispraxic syndrome dove si osserva difficoltà ad acquisire correttamente la forma delle lettere, i collegamenti tra le lettere e ad impaginare in maniera adeguata il foglio.
La valutazione
Nella valutazione motoria si chiede al bambino di scrivere una frase su un foglio bianco. Durante lo svolgimento di questo compito si deve annotare l’atteggiamento posturale. Dopodichè si chiede al bambino di riprodurre movimenti di grande e piccola progressione e si annota:
- Qualità della traccia grafica
- Movimenti grafici, delle piccole e grandi progressioni e d’iscrizione
- Tonicità
- Faticabilità e comparsa di fenomeni dolorosi
Una volta individuata la tipologia di disgrafia e la tipologia di difficoltà presentate dal bambino si potrà ipotizzare e attuare il trattamento di rieducazione della scrittura.
Se hai dubbi in merito, il nostro consiglio è di contattare quanto prima uno specialista nell’ambito!
Bibliografia
“Manuale di terapia psicomotoria” di A.M. Wille; C. Ambrosini. Cuzzolin editore.