“Che bel lavoro!” è il commento che più spesso mi viene rivolto quando dico di essere una Logopedista. Ma subito dopo segue: “e quindi che cosa fai di preciso?”.

Chi è il Logopedista

C’è ancora un po’ di confusione: per molte persone sono una via di mezzo tra una maestra e un medico, ma tecnicamente il logopedista è un professionista sanitario della riabilitazione. infatti prevede la presa in carico della persona (dall’età evolutiva fino all’età senile) con l’obiettivo di accedere per la prima volta a nuove competenze o recuperare delle abilità perse. Nello specifico il nostro compito è favorire la persona (neonato, bambino, adolescente, adulto o anziano che sia) ad accedere nel modo migliore possibile alla comunicazione, al linguaggio, ad uso funzionale delle proprie funzioni orali e cognitive.

Logopedia: ambiti di intervento del Logopedista

Ma di cosa si occupa il logopedista? Vediamo insieme nello specifico in quali ambiti interviene:

• Disturbi del linguaggio e della comunicazione: una categoria ampia e diversificata, tra cui troviamo ad esempio la disprassia verbale, il disordine fonologico, il disturbo morfo-sintattico e il disturbo semantico-pragmatico. Il logopedista inoltre interviene in quadri clinici e condizioni dove linguaggio e comunicazione possono essere compromessi, come ad esempio nel Disturbo dello Spettro Autistico, nella Sindrome di Down, nella balbuzie o nella sordità.
• Difficoltà dell’apprendimento: nello specifico dislessia, disortografia, disgrafia e discalculia.
• Disturbi della voce: in questa categoria appartengono le disfonie infantili o adulte, cioè turbe della voce dovute a cause anatomiche (noduli o polipi sulle corde vocali) o a causa di un uso scorretto dei vari organi coinvolti nella vociferazione.
• Difficoltà delle funzioni orali: nella categoria dei disturbi della deglutizione, respirazione, masticazione e articolazione troviamo ad esempio la deglutizione disfunzionale, la disfunzione tubarica e la disfagia.
• Disturbi cognitivi: in questa categoria troviamo tutte le condizioni dove si riscontra un deficit di funzioni cognitive come attenzione e memoria, come ad esempio disabilità intellettiva, afasia o agnosia verbale.

Logopedista: studio, prevenzione e valutazione

Ma non è tutto: rispetto alle aree appena descritte, il logopedista si occupa non solo dell’atto riabilitativo, ma anche dello studio, della prevenzione e della valutazione.

La prevenzione è un’area molto importante, per cui il logopedista può fornire ai genitori o ai “care givers” consigli pratici su come evitare, ove possibile, l’instaurarsi di una disfunzione. Ad esempio, rispetto al linguaggio, può consigliare al genitore come supportare lo sviluppo comunicativo-linguistico del proprio bambino. Oppure nell’ambito della voce, può consigliare le norme di igiene vocale atte a non usarla in modo scorretto; o ancora, rispetto alle funzioni orali, può suggerire ausili o strategie affinché non si stabilizzino vizi orali.

La valutazione non è un atto che ha lo scopo di fare una diagnosi (che invece è di competenza medica). Bensì ha lo scopo di fare un bilancio della situazione iniziale, monitorare i successi terapeutici e verificare gli obiettivi. La valutazione normalmente si articola in varie fasi, quali raccolta dei dati anamnestici, osservazione spontanea e somministrazione di test standardizzati.

Nella pratica del logopedista è fondamentale l’interfacciarsi con altre figure che ruotano intorno all’utente, che possono essere foniatri, otorini, neurologi, psicologi, neuropsicomotricisti, neuropsichiatri infantili, insegnanti. Il confronto è sempre necessario per un approccio globale alla persona.

È evidente che per l’ampiezza e la complessità degli ambiti di intervento, il logopedista deve essere una figura che si sottopone a formazione e aggiornamento continui. Mettendo in atto il suo lavoro basandosi sulle evidenze scientifiche.

Una professione fatta con il cuore: la logopedia

Per ESSERE un logopedista (e non semplicemente FARE il logopedista) è necessario avere una forte sensibilità verso i bisogni dell’altro. È essenziale provare empatia ed entrare in contatto con chi si ha di fronte, infondendo ottimismo e motivazione.

La bellezza di questo lavoro è poter accostare la serietà di tecniche e metodi riabilitativi alla bellezza della relazione con l’altro. È la soddisfazione di poter vedere la persona di cui ci si è preso cura poter comunicare con i propri cari, cantare, sorridere, mangiare e studiare, superando barriere per molti impossibili da superare.