Quando rivolgersi al Logopedista
9 Maggio, 2020La terapia neuropsicomotoria attraverso il gioco
21 Maggio, 2020Nella nostra esperienza quotidiana abbiamo potuto apprezzare che i migliori osservatori dei bambini sono i genitori: il loro occhio difficilmente sbaglierà nel notare delle anomalie nello sviluppo dei propri figli. Cerchiamo di capire quando rivolgersi al neuropsicomotricista.
Questo fiuto infallibile li porterà poi a contattare il proprio medico curante o il pediatra che, a seconda delle difficoltà riscontrate, deciderà se inviare il bambino a fare una visita specialistica nella ASL di riferimento nel territorio. Se da questo iter dovesse emergere una qualsiasi difficoltà di tipo neuropsicomotorio, verrà consigliato alla famiglia l’intervento ritenuto necessario.
Rivolgersi al neuropsicomotricista: come accorgersi se è necessario
Quali sono i campanelli di allarme che possono farci capire quando è necessario rivolgersi ad un neuropsicomotricista? Rivolgendoci ad una fascia di età molto ampia, gli indizi che ci potrebbero far capire quando è necessaria una valutazione neuropsicomotoria sono vari e totalmente differenti in base all’età. Cercheremo quindi, in maniera sintetica, di elencarne i principali:
Neonati, cosa osservare:
- assenza del sorriso e del contatto di sguardo (il bambino non sostiene lo sguardo o non sorride di fronte ad attività sociali da parte del genitore)
- scarsa reazione ai rumori improvvisi (non si volta se sente un forte rumore)
- asimmetrie nelle posture (ad esempio capo rivolto sempre o a destra o a sinistra)
- tono muscolare alterato (rigidità, tono aumentato o eccessivamente rilasciato)
- movimenti poco fluidi (difficoltà a portare entrambe le braccia al centro
- movimento a scatti quando cerca di prendere l’oggetto, difficoltà ad aprire la mano per afferrarlo)
- ritardo nel raggiungimento delle tappe motorie (controllo del capo, posizione seduta, stazione eretta…).
Bambini dai 12 mesi di età ai 3 anni:
- ritardo nel raggiungimento delle tappe motorie (deambulazione, salita e discesa delle scale, salto in avanti…)
- scarso utilizzo dei gesti comunicativi (indicare, tendere la mano per richiedere…)
- scarsa iniziativa comunicativa (scarso interesse a voler iniziare una relazione o una comunicazione spontaneamente)
- difficoltà nelle attività finemotorie e di costruzione (chiodini, perline, costruire torri, ponti..)
- scarsi tempi di attesa, assenza del gioco simbolico (dare da mangiare alla bambola, far guidare una macchina da un orsetto..)
- scarsa coordinazione motoria generale (lanciare la palla, accelerare il passo per correre…)
- difficoltà a rispettare piccole regole.
Bambini dai 3 ai 5 anni:
- iperattività o Inibizione (aumento evidente dell’attività motoria in alcune situazioni o contrariamente, difficoltà ad investire nelle attività)
- difficoltà di attenzione, difficoltà nella prensione dello strumento grafico (presa scorretta che non avviene sulle prime tre dita)
- difficoltà nel ritaglio, attività grafica povera e non adeguata all’età
- criticità ad allacciare i bottoni
- slacciare i bottoni
- aprire e chiudere una zip
- goffaggine motoria e scarsa coordinazione generalizzata (il bambino cade spesso, fa cadere gli oggetti o non guarda dove va)
- scarsa coordinazione oculo manuale (controllare visivamente l’azione delle mani), difficoltà nelle attività prassiche (costruzioni tridimensionali, piegare un foglio a metà, temperare una matita…)
- difficoltà nel riconoscimento della destra e della sinistra su di sé e difficoltà ad utilizzare la mano preferita soprattutto nelle attività grafiche.
Bambini dai 6 agli 8 anni:
- difficoltà ad organizzarsi nello spazio del foglio sia con le lettere che con i numeri
- difficoltà di scrittura soprattutto nel corsivo
- Sforzo nel riconoscere la destra e la sinistra su di sé e sull’altro
- difficoltà di attenzione.
Tappe di sviluppo: non bisogna allarmarsi
È necessario ricordare sempre che, conoscere la normale sequenza delle tappe di sviluppo, ci serve per poter attuare, in caso di difficoltà, un tempestivo intervento precoce senza mai dimenticare, però, che tempi e modalità restano variabili per ogni bambino e non è assolutamente necessario allarmarsi se il nostro piccolo non camminerà o non dirà la sua prima parola esattamente il giorno in cui compirà un anno di vita.
Avete domande sul vostro bambino? Scrivetele nei commenti, ma ricordatevi sempre che il vostro miglior alleato è il Pediatra che lo ha in cura. Noi non conoscendo il bambino, per aiutarvi, possiamo consigliarvi cosa tenere d’occhio e cosa fare presente al medico.