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Il gioco è riconosciuto da sempre come fondamentale per il sano sviluppo del bambino. Dal neonato al più grande. Offre una quantità inimmaginabile di benefici fisici, cognitivi, comunicativi, emotivi e sociali. Esso rappresenta il mezzo più semplice che il bambino possiede per imparare le cose del mondo. Lo sviluppo del gioco rappresenta un percorso fondamentale.
Quando un bambino inizia a giocare?
Come abbiamo detto, il gioco è un’attività che è propria già del neonato. Nei primissimi mesi di vita il neonato utilizza come oggetto ludico il proprio corpo. Questo tipo di gioco si chiama sensomotorio. La percezione e il rapporto del neonato con gli oggetti esterni è un qualcosa di ancora non definito.
I primi 5-6 mesi il neonato gioca:
- osservandosi le mani
- battendo e unendo i palmi
- ruotando o sollevando la testa
- ascoltando la propria voce
- portandosi mani e piedi verso la bocca
- piegando e calciando con le gambe
- dondolandosi
A queste forme di movimento è stato dato il nome di “stereotipie ritmiche” in quanto avvengono con una frequenza regolare. Oltre al fine ludico, sembrerebbero avere anche un ruolo fondamentale per lo sviluppo neuromuscolare.
Oltre al gioco con il proprio corpo, a questa età il neonato è attratto dall’interazione con l’altro. Questa interazione rientra in quello che è chiamato “gioco vocale”.
Il piccolo e il suo caregiver sperimentano l’alternanza del turno tra vocalizzazioni, scambi vocali e combinazioni di suoni. Attraverso questi comportamenti il bambino, inoltre, stabilisce il contatto visivo e utilizza il sorriso in maniera sociale per comunicare la sua disponibilità a iniziare l’interazione con l’altro.
Sviluppo del gioco: dal corpo all’oggetto
Dopo i 6 mesi entra, all’interno del mondo del bambino, l’oggetto. Le prime reazioni di fronte agli oggetti sono controllate e diffidenti in quanto si tratta di cose di cui non ha conoscenza. La prima azione su di essi è quindi l’esplorazione. Solo quando il bambino avrà preso confidenza con le caratteristiche fisiche dell’oggetto, attiverà degli schemi ludici. Il primo tipo di esplorazione è orale. Il bambino si porta alla bocca gli oggetti per apprezzarne consistenza, forma e grandezza. Solo in seguito si passerà a un’esplorazione manipolativa.
Le azioni attraverso le quali avviene l’esplorazione sono il:
- raccogliere
- tenere
- tendere verso l’altro
- trasferire da una mano all’altra
- spingere
- tirare
Dall’esplorazione al gioco
Terminato il primo anno di vita l’attività sugli oggetti diviene di tipo relazionale/combinatorio. Si parla infatti della comparsa del gioco funzionale/relazionale o gioco combinatorio con gli oggetti.
Il bambino inizia a combinare l’utilizzo di due oggetti insieme.
Questo è possibile osservarlo nell’azione dell’:
- Infilare un oggetto all’interno di un altro. Esempio classico sono le ciambelle nell’asta, gli incastri, le monetine in una fessura.
- Sovrapporre. Ne sono l’esempio i cubetti per formare una torre.
- Contrapporre. Per esempio due pezzi di un puzzle o i vagoni di un treno.
- Battere con entrambe le mani due oggetti.
Questo tipo di attività permette lo sviluppo di abilità prelogiche. Se per esempio pensiamo al bambino che ripetutamente infila un cerchio dentro la sua forma, possiamo comprendere come nella sua mente si faccia strada il concetto di dimensione, forma e somiglianza.
La capacità di utilizzare degli oggetti secondo il loro uso convenzionale getterà, poi, le basi per la strutturazione del gioco simbolico. Gioco fondamentale e indice di osservazione quando si valuta il corretto sviluppo del bambino.
Dove osservare il gioco funzionale?
In tutte quelle attività di vita quotidiana che osserva e imita. Imboccare una bambola, passare uno straccio per pulire, chiamare con il telefono…
Il gioco simbolico
Tra i 18 e i 24 mesi il bambino inizia a sviluppare il cosiddetto gioco simbolico. Questo tipo di gioco si distacca dalla semplice imitazione in quanto il bambino mette in scena attività abituali al di fuori dei normali contesti in cui avvengono.
La capacità di “fare finta di” permette un’iniziale formazione della rappresentazione mentale e non solo. Sappiamo che il gioco simbolico e lo sviluppo del linguaggio sono altamente correlati. Sappiamo che il gioco simbolico e la capacità di mettersi nei panni altrui seguono la stessa strada. Riconosciamo, quindi, a questa tipologia di gioco, un ruolo fondamentale.
Come evolve?
Ricoprendo una fascia d’età molto ampia vediamo brevemente come il gioco simbolico evolva con il passare dell’età.
Intorno ai 12-18 mesi gli oggetti sono utilizzati in modo appropriato al di fuori del contesto naturale. La conoscenza dell’oggetto è ancora strettamente correlata con l’utilizzo funzionale. Le azioni sono prevalentemente rivolte su sé stessi e solo in un secondo momento saranno indirizzate ad altri.
Raggiunti i due anni l’atteggiamento nei confronti della realtà si modifica. Le azioni messe in atto sono esagerate cosi come lo è la mimica facciale. Il bambino ora è in grado riconoscere ciò che sta avvenendo per finta da ciò che invece è realtà. Il bambino inizia a “stravolgere” l’utilizzo dell’oggetto e a utilizzarlo come se fosse un altro.
Successivamente i personaggi che sono presenti all’interno del gioco sono trasformati da passivi ad attivi. Protagonisti insieme al bambino. È organizzata una sola azione alla volta. Inoltre, mentre nelle prime azioni i compagni di gioco sono persone reali, in seguito il bambino anima personaggi inanimati.
Inizierà, poi, a riconoscere le diverse componenti che costituiscono una sequenza di azioni. La capacità di integrarle renderà tali azioni coerenti. Tra i due anni e mezzo e i tre si può parlare di un gioco simbolico definito e completo. Le azioni a questa età sono pianificate mentalmente prima di essere messe in atto.
Il gioco di fantasia o sociodrammatico nello sviluppo del gioco
Dai tre anni in poi il gioco simbolico si trasforma in gioco di fantasia. Il filo conduttore del gioco non è più guidato dalle esperienze di vita quotidiana ma dalla fantasia del bambino. Un ruolo fondamentale sarà svolto dalla condivisione con i coetanei. Inoltre, un’altra differenza con il gioco simbolico, è la presenza di regole.
“Ciò che nella vita di tutti i giorni passa inosservato, diventa una regola di comportamento nel gioco di fantasia”.
Tali regole non sono definite all’inizio ma vengono concordate in base al ruolo assunto, al genere, allo spazio e al tempo.
Il gioco di fantasia rappresenta quel momento in cui il bambino mette in gioco le sue conoscenze sui ruoli e sui comportamenti sociali.
E poi cosa succede? Si smette per caso di giocare?
Fino a questo momento l’osservazione dello sviluppo del gioco del bambino ci offre una chiara chiave di lettura per assicurarci che tutto stia andando per il verso giusto. Dopo i cinque anni i bambini si dedicano ad attività di gruppo, attività motorie o giochi di regole e di turno che continuano a incrementare le loro abilità cognitive e sociali.
Giocare per sempre, perché no?
Il gioco è riconosciuto come un “diritto inviolabile e insindacabile di ogni bambino”. E perché non di ogni adulto? Alla luce di quanto abbiamo detto riconosciamo al gioco un ruolo centrale nello sviluppo del bambino. È importante dedicare un po’ del nostro tempo a sostenere e accompagnare il bambino nelle sue attività ludiche. Torniamo un po’ bambini allora? Vi va?
Bibliografia
- Emma Baumgartner, Il gioco dei bambini, Carocci Editore
- Mary D. Sheridan, Dalla nascita ai cinque anni, le tappe fondamentali dello sviluppo, Raffaello Cortina Editore
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